Chiara Ferragni, per il Tribunale di Milano ha copiato e ora dovrà risarcire

L’influencere n°1 in Italia, Chiara Ferragni, è al centro delle polemiche per aver copiato le calzature indossate da Neil Armstrong durante lo sbarco sulla luna.

 Sanremo ha distratto per qualche giorno la top influencer #ChiaraFerragni, complice la partecipazione del marito #Fedez che ha duettato con Francesca Michielin in “Chiamami per nome”. Ma calato il sipario dell’Ariston, fatto spazio per la nuova sorellina di Leone, l’imprenditrice digitale dovrà tornare a occuparsi di una questione spinosa ossia il risarcimento che deve a favore di Tecnica, l’azienda che ha ideato i #MoonBoot 52 anni fa, ispirandosi alle scarpe indossate da Neil Armstrong durante lo sbarco sulla luna.

In Casa Ferragni, ahimè non sono nuovi questi plagi ammantati da notevoli slanci imprenditoriali – c’eravamo già occupati in tal senso degli affari di Valentina Ferragni – e ora è stato ordinato il ritiro di tutte le copie dal mercato e il risarcimento a favore di Tecnica.

I Moon Boot sono un’opera di design industriale e, pertanto, sono protetti dalle norme che regolano il diritto d’autore. Mezzo secolo dopo: i dopo sci più famosi del pianeta  battono la griffe di Chiara Ferragni. Il #Tribunale di #Milano ha disposto il ritiro e il risarcimento  a favore del gruppo Tecnica della provincia di Treviso. Il risarcimento, si legge in una nota, sarà quantificato in forma privata. Tutto è nato quando sul mercato sono apparsi gli “snow boats” di Chiara Ferragni, prodotti da 3 imprese che vendono i capi con l’occhio iconico che li contraddistingue. Le similitudini tra i boots del personaggio social e i Moon Boot sono state subito evidenti e così è partita la procedura legale.

Se proprio la vogliamo dire tutta, 3 anni fa era stato siglato un patto transattivo, attraverso cui le società dell’impero Ferragnez s’impegnarono a non copiare più. Ma evidentemente i patti non sono stati rispettati e così la società veneta ha avviato una nuova causa. Da parte sua, Serendipity ha provato a difendersi sostenendo l’originalità dei propri prodotti, ma i giudici sono stati molto chiari: con qualche brillantino e il logo dell’occhio con le ciglia non si può rivendicare l’originalità di un modello. Dulcis in fundo, è arrivata la sentenza 491 del 25 gennaio scorso.

“Ora abbiamo un’arma forte per difenderci contro i tanti falsi in circolazione”, dichiara #AlbertoZanatta, presidente di Tecnica Group e figlio di Giancarlo, inventore dei doposci. “La prima sentenza era del 2016, ma questo passo è importante perché dopo 2 sentenze è improbabile che qualche giudice decida diversamente. E noi certo non intendiamo smettere di perseguire i concorrenti sleali. Forti della posizione acquisita in Italia, stiamo lavorando per controbattere i falsi venduti anche in altri Paesi, a cominciare da Francia e Germania”.

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