Estate 2020: vince il costume intero (Semmai andremo al mare!).
Lasciate stare i micro #bikini dalla dubbia funzionalità e, visto che le nostre #vacanze al #mare rimangono incerte, stendete un velo anche sui monokini. Per l’estate 2020 trionferà il #costume intero, semmai andremo al mare. L’evergreen per la borsa da spiaggia (la scorsa settimana avevamo già parlato di capi intramontabili per il vostro armadio) delinea ogni fisicità femminile, perché è avvolgente e in grado di sottolineare curve e taglie differenti.
Nell’anno del Covid19, il costume intero ci fa sentire più protette in spiaggia, dove il distanziamento tra persone, ombrelloni e lettini e mascherine evidenzia un pericolo non ancora cessato.
Estate 2020: vince il costume intero che richiama le atmosfere di Capri e Saint-Tropez
Le collezioni #beachwear2020 sottolineano una nuova femminilità che non ha bisogno di pelle scoperta. Urgono sicurezza e protezione e si guarda con nostalgia alle atmosfere di Capri e Saint-Tropez. Via libera, dunque, a maxi volant, pois, trame a uncinetto che campeggiano in bella vista sull’indumento più attenzionato della stagione estiva. Per trovare l’ispirazione, poi, basta osservare i look delle star del passato. Come dimenticare Grace Kelly in “Caccia al Ladro” o la divisa di Pamela Anderson in Baywatch.
Le nuances su cui concentrarsi saranno quelle pastello, oltre al cipria e al marrone. Questo tipo di capo può essere indossato anche lontano dalla spiaggia, come se fosse un body. Si può abbinare, ad esempio, agli #shorts in denim a vita alta sfrangiati oppure con una #gonna midi. Sopra, un micro cardigan o un blazer oversize.
Storia del costume da bagno: design ed evoluzione
Il costume da bagno è l’emblema delle vacanze al mare, nonché uno degli accessori più amati dalle donne. L’origine risale al IV secolo dopo Cristo. La testimonianza più nota è quella delle fanciulle in bikini, un mosaico conservato nel complesso della Villa Romana del Casale a Enna (Patrimonio dell’Umanità Unesco).
Bisogna aspettare il 1870, però, per vedere le donne fare il #bagno in pubblico. All’epoca indossavano abiti molto coprenti e dotati di gonne. La questione non era solo quella di evitare di esporre il proprio corpo: allora, infatti, la moda vietava alle classi agiate l’#abbronzatura, tipica, invece, della plebe che doveva dedicarsi ai lavori manuali. La pelle più scura non si adattava all’immagine di certe signore eleganti abituate a frequentare i salotti.
La data ufficiale dell’invenzione del costume da bagno è il 1946, quando 2 #sarti francesi lanciano uno dopo l’altro 2 modelli analoghi di costumi da bagno. Jacques Heim lo chiama “atomo” pubblicizzandolo con lo slogan “il costume da bagno piu’ piccolo del mondo”. Louis Reard gli dà il nome di bikini, e lo presenta al pubblico per la prima volta il 5 luglio 1946 alla piscina Molitor di Parigi; è una ballerina del Casino de Paris, Micheline Bernardini, la prima modella a posare in bikini. Ed è proprio la Bernardini a suggerire il nome al suo creatore, sostenendo che sarebbe stato “più esplosivo di una bomba sganciata a Bikini Atoll”, un atollo nelle isole Marshall, nel Pacifico centrale.
L’invenzione del bikini non riscuote subito successo. Nel 1951, durante il concorso di Miss Mondo, è vietato e sostituito da un unico pezzo coprente. La popolarità del bikini esplode agli inizi degli anni ’60 grazie alle dive del cinema e alla diffusione dei mezzi di comunicazione. Negli anni ’80 è la volta del #tanga, complice una maggiore libertà in quel periodo. Negli anni ’90 tornano di moda i costumi interi grazie alle protagoniste di Baywatch. Sgambatissimo e molto aderente, il modello diventa un cult da indossare al fine di mettere in risalto il decolletè. Oggi, vuoi il #Coronavirus, vuoi la voglia di pensare a tempi migliori, l’inclinazione è quella di tornare al passato e a momenti storici in cui si privilegiavano altri canoni estetici per definire la bellezza.